Quando è nato lo sport?

L’attività fisica è sempre stata imprescindibile per gli esseri umani: necessaria per il sostentamento, per la vita non sedentaria che si conduceva prima del periodo Neolitico e per la difesa ottimale delle comunità.

Circa 4.000 anni fa, gli Assiri riconoscevano allo sport un ruolo chiave. In Egitto, in un’era in cui la caccia era fondamentale per assicurarsi la sopravvivenza, l’esito positivo veniva equiparato a una vittoria in guerra. Nell’antica Grecia, divenne un vero e proprio culto. Nella “culla della civiltà”, infatti, il vigore fisico era parte dell’educazione e della cultura tramandata, considerato parte inscindibile dalla salute mentale. 

Un corpo allenato era considerato anche “bello” e ideale, sia per gli uomini che per le donne. L’arte greca ha reso immortali personaggi storici di rilievo, apprezzati dalla comunità, e per questo sempre rappresentati come fisicamente prestanti. La connessione tra un corpo sano e tonico non si esauriva all’equilibrio mentale, ma si estendeva anche alla qualità dell’animo. Per i Greci infatti, una persona tenace, disposta alla fatica e al sacrificio, equilibrata nell’alimentazione e nei vizi, era apprezzabile sotto tutti i punti di vista. Tale filosofia di pensiero fu esaltata nell’ideazione della più grande manifestazione sportiva arrivata fino ai nostri giorni: le Olimpiadi.

Con l’Impero Romano, lo sport iniziò a perdere progressivamente valore. Le persone più influenti si abbandonavano spesso a ozio e vizi, lasciando l’onere della fatica a schiavi e guerrieri. Il Rinascimento portò un nuovo interesse culturale per l’attività fisica che venne considerata elemento importantissimo per l’educazione dei giovani: a partire dal 1500 vennero codificate le regole di molti giochi e, dopo il Concilio di Trento, si aggiunse l’educazione fisica tra le materie di insegnamento. [1]